appunti dell'Arch. Marzio PAVARANI
sopra: pianta di Parma antica
-dall'Archivio di Stato-
PREMESSA
Il
tema della città, è sempre di grande attualità, non riconoscerne
l’interesse significa non credere a quella stretta relazione, fra storia
dell’umanità e storia urbana, fra città e civiltà. Lo scritto che
segue, non vuole essere uno studio critico ed approfondito
sull’evoluzione urbanistica della città di Parma spiegandone tutti i
fenomeni di trasformazione fisica; non era questa la sede. L’interesse
è stato, pur rimanendo nel vago, quello di specificare accennandole, tutte
le tappe cronologiche degli avvenimenti che segnando la crescita della
città, possono favorire, non soltanto agli addetti ai lavori, ma anche a
chi ha curiosità per i problemi generali della cultura, indicazioni
precise. Certamente, lo svolgimento può sembrare frammentario e poco
approfondito, (e di questo chiedo scusa al lettore) ma sempre veritiero
nei fatti nei tempi e nei luoghi, con la sincera intenzione di un
racconto, obbiettivo e con carattere di cauta storicità pluralista. E, se
rileggere il passato aiuta a capire il presente, m’è parso giusto anche
citare, con la massima discrezione, i protagonisti, perché nel rispetto
degli stessi nomi, essi possono inserirvi un certo equilibrio
realistico, facendo parlare i fatti che sono propri della storia presente.
La difficoltà maggiore è stata nel verificare in poche righe tanti anni
di storia. Questa necessità dettata da fattori “tecnologici
moderni” ha costretto il sottoscritto ad articolare il lavoro riassumendo
gli obbiettivi tecnici dei
vari interventi sul territorio con i tempi e i modi di gestione degli
stessi insieme; e tutto questo per quanto riguarda la elaborazione storica
fino 1965; poi ho approfittato del materiale già in mio possesso e
cogliendo l’occasione nel ricordare
l’esperienza di studio fatta ai tempi dell’università, scrivendo del
P.R.G. del 1969 / ’74 ho diviso tale capitolo in più fasi; infine non
ho voluto, anche per non influenzare più di tanto coloro i quali vorranno
intervenire, non fare il medesimo iter nella descrizione dell’ultimo
P.R.G. limitandomi a riportare le nozioni riferite agli obbiettivi del
“piano” come riassunti dai documenti prodotti dal Comune e per la gestione
del “piano” ho soltanto riferito le date ritenute più significative.
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Piano Regolatore (1887)
- Relazione Mariotti (1894)
Parma, particolarmente
investita dal ritardato processo di industrializzazione,resterà dopo
l’episodio di via della Salute fino al 1894 (anno della relazione Mariotti) senza modificazioni fisiche di rilevante spessore. Con la relazione Mariotti (eletto più volte
sindaco: 1889\90-1893\94-1896\1906-1910-14) non solo verrà presa in
considerazione la proposta di via della Salute ma insieme ad altri intenti
fu tenuto presente il Piano Regolatore del 1887 e le proposte in esso
contenute. Tuttavia, in questo intervallo di tempo si deve ricordare la
costruzione della linea ferroviaria Bologna-Piacenza (1859) e alcune
sistemazioni locali come la costruzione del Foro Boario (1862) (per
favorire il mercato bestiame) la sistemazione di Porta Farini (1887) (la
ricostruzione del Ponte Caprazucca, l’edificazione del teatro Oscar Reinach (che in futuro per le leggi razziali fasciste verrà chiamato Paganini)
ecc...
sopra: Città di Parma 1882, su concessione dell'Archivio di Stato di
Parma
Il ‘Progetto di Piano Regolatore' (1887) si prefigurava di raggiungere i
seguenti obbiettivi: erano previste rettifiche di strade esistenti e
l’apertura di nuove strade, tra loro ortogonali, attraverso gli isolati
specie nella zona dell’Oltretorrente riempiendo così quegli
spazi sotto i bastioni rimasti ancora allo stato primitivo al fine di
destinarli a verde ed abitazioni. Per la parte di città posta a destra
del torrente era previsto l’allargamento del Ponte di Mezzo e di via
Mazzini fino a Piazza Garibaldi e la creazione di un ampio piazzale nel
lato sud del Battistero con il conseguente abbattimento di una larga fetta
a est di Palazzo della Rosa. Veniva proposta la demolizione di tutta la
cinta muraria da Porta Garibaldi a Barriera Vittorio Emanuele proposta già
qualche anno prima. Con l’abbattimento della cinta muraria da Porta
Garibaldi a Barriera Vittorio Emanuele si presentava tutta la zona, fino
alla ferrovia, Parma-Bologna, edificabile sia entro le cinta muraria
quanto fuori di essa, senza alcuna zona di verde e con una sola piazza;i
lotti erano previsti divisi da una rete di strade tra loro ortogonali. Per
fattori di igenicità, oltre che a demolizioni di edifici era anche
previsto un acquedotto la cui costruzione doveva estendersi a tutta la
città. Già da questo progetto,si può rilevare come l’idea della
trasformazione della città sia integrata con tutte quelle carenze
sanitarie degli insediamenti paleo-industriali. Con la Relazione Mariotti,
nella quale l’intento era di
fare “più bella e più grande ’’la città, essa trova, un
altro pretesto per innovare il tessuto urbano, iniziando quella fase
"espansionistica" che in futuro continuerà, determinando, attraverso i
fenomeni di trasformazione della'mbiente fisico, implicite e svariate
contraddizioni all'interno dei rapporti inerenti il principio
insediativo.
Nella
Relazione Mariotti, oltre ad esprimere l’interesse riguardante la
sistemazioni a carattere locale venivano richieste anche le opere di
risanamento già espresse nel Progetto di piano Regolatore del 1887 ed ora
da eseguirsi con i benefici della legge di Napoli. La legge di Napoli del
1885 nata per attuare il risanamento igienico urbanistico della città
partenopea,dopo le varie epidemie colleriche, di cui anche Parma ne rimase
vittima, appartiene per circostanze cronologiche a quella serie di
provvedimenti, che in tempi diversi, furono redatti ed approvati dal 1865
fino alla legge urbanistica del 1942. La legge pur attuando l’espediente
dell’indennità di esproprio, non più pagato al valore venale ma ad un
prezzo medio, si tradurrà nell’espulsione dei cittadini fra i più
poveri fuori dell’ex città muraria dando inizio a una politica di
sventramenti tesi a modificare (deturpare), l’assetto originario della
città. Quindi riorganizzazione della struttura urbana che nel caso
specifico per quanto riguarda la Relazione Mariotti proponeva i seguenti
sventramenti:
A)
a sinistra del torrente:
1) demolizione dell’isolato di case fra B.go
Avertisi (ora via Mazzini) B.go Fiore (ora via Imbriani) (eseguito pochi
anni dopo riducendo l’isolato alle dimensioni attuali)
2) demolizione
dell’isolato fra B.go Catena, vicolo Catena (ora scomparso) e strada del
Quartiere (effettuato pochi anni prima della seconda guerra mondiale)
3) demolizione
dell’ isolato fra B.go Paglia, vicolo S.Giuseppe, B.go Minelli (ora
scomparso) e B.go S. Giobbe (ora B.go Grassoni) (effettuato pochi anni
prima della seconda guerra mondiale)
4) ampliamento
dei Borghi dei Cappuccini (ora via Monte Grappa) ed ampliamento di Vicolo Carra (ora scomparso) entrambi effettuati pochi anni prima la seconda guerra mondiale.
B) a destra del torrente:
1) demolizione dell’isolato tra B.go
Marmirolo (ora scomparso) e B.go della Vite, pure scomparso (effettuato
prima della seconda guerra mondiale)
2) demolizione
delle case fra Piazzale della
Rosa Vicolo Bianchi e Vicolo
S.Apollonia e Vicolo Antini (effettuato prima della seconda guerra
mondiale)
3) demolizione dell’ isolato fra B.go della Rosa (ora via Alberelli) e Barriera
Garibaldi (effettuato nell’ ultimo dopo guerra)
4)
demolizione delle case di Borgo del Naviglio ei il Canale del
Naviglio (effettuato nell’ultimo dopo guerra)
5) demolizione
del mulino della Zecca in B.go degli Studi (effettuato in questo dopo
guerra)
6) relazione Mariotti
1894, elaborazione grafica del 1975, appunti arch. Marzio Pavarani [vedi
disegno] ››.
Sempre
riguardo ai fattori di igenicità veniva ripreso il progetto
dell’acquedotto (costruzione di una rete di acqua potabile che doveva
estendersi per tutta la città) che venne
inaugurato all’inizio del ’900 e lo studio di un sistema di
fognatura rimasto sulla carta. Altro scopo della relazione Mariotti
era la demolizione dei rampai da Porta Garibaldi a Barriera Vittorio
Emanuele. E’ questo uno dei problemi fondamentali di modificazione dell’ambiente fisico in funzione alle nuove esigenze di
adattamento al processo di industrializzazione. Così in luogo dei rampai,
si propone, la costruzione di case per il ceto più modesto, l’apertura
di una nuova Barriera e in prossimità di questa la creazione di un nuovo
macello. Proposte più volte e in tempi diversi discusse dalla Giunta
comunale di allora e che trovano nella Relazione Mariotti il loro preciso
significato realizzandosi in un secondo tempo e in fasi alterne. Sullo
sfondo della retorica nazionalista, i disegni urbani, trovano nella esaltazione della patria
motivi per intervenire sul tessuto urbano, ed era pretesto per la costruzione di monumenti celebrativi. Non sfuggì
l’occasione anche a Parma di rispondere a due importanti scadenze per
commemorare due grandi concittadini: Vittorio Bottego (1860-1897) decennale
della morte, e Giuseppe Verdi (1813-1901) centenario della nascita. Ad
ovest, dell’antica Porta S.Barnaba da poco chiamata Garibaldi venne
demolito il Foro Boario, e ubicati a poca distanza i due monumenti celebrativi: quello di Vittorio Bottego ancora
esistente in Piazzale dalla Chiesa e l’altro a Giuseppe Verdi, distrutto
nei bombardamenti della seconda guerra mondiale e salvata soltanto
l’effige del Maesto sulla targa dello Ximenes posta dov’è tutt’ora
in Piazza della Pace. Accanto alla
considerazione della città che incomincia a diventare un puro effetto
economico-produttivo vengono delinearsi due caratteristiche quantitative
ad illustrare il clima nel quale si origina, profondamente, la alternativa
tecnologica dell’architettura fino ai suoi aspetti
contemporanei; l’aspetto qualitativo è determinato: 1) numericamente (incremento demografico); 2) dimensionalmente (nuove esigenze
commerciali). Incomincia così ad entrare in crisi tutta la nomenclatura di
relazioni territoriali legata al sistema delle Porte; al già sistemato
piazzale antistante alla stazione con le conseguenti strade di accesso al
Ponte Bottega, la vecchia Porta Farini viene demolita e successivamente
sostituita da una “barriera”. L'inaugurazione a Parma delle
tranvie elettriche per Calestano e Fornovo e della rete cittadina è
datata 05.05.1910. In tal senso, successivamente anche la linea tranviaria Parma-Langhirano viene fatta arrivare fin dentro il perimetro delle
antiche mura della città; tutta la Provincia viene con medesime collegata
direttamente con la città, dove si arriverà alla costruzione, nel 1919, di
una rete tranviaria cittadina che, inaugurata l’anno successivo, metterà
in comunicazione i poli opposti della città stessa. Con la realizzazione
di nuovi ponti sul torrente Parma, e sistemazione di nuove strade, si
sviluppa e tenderà ad affermarsi in seguito l’idea di città
“centrata attorno a taluni precorsi” che con il loro estendersi
determinarono la seconda fase di sviluppo della città industriale. Con la
demolizione dei rampai, anche l’Oltretorrente, da Barriera Bixio a
Barriera d’Azeglio e con la conseguente costruzione di viale
Vittoria,l’anello delle mura della città si trasforma sempre più in un
sistema attrezzato funzionante come fascia di passaggio tra il vecchio
nucleo e le future espansioni. Nasce e comincia a configurarsi,fino a
realizzarsi negli anni ‘20 (con la demolizione dei rampai alla sinistra
del Parma, fra il Baluardo S.Gabriele e il ponte Caprazucca) l’idea
funzionale e spaziale della distribuzione perimetrale di quella che sarà
definita “circonvallazione” e che esprime letteralmente un’opera
militare sviluppata attorno ad una città per ragioni di difesa e che
nell’idea corrente e attuale serve a disegnare una strada che gira
intorno ad un agglomerato urbano. Ormai la città tendeva
lentamente a svilupparsi in uno schema morfologico radiocentrico, pur
preesistendo, nella parte occidentale case malsane. All'inizio del XX
secolo nuove industrie (es, l'impianto di zuccherificio) erano destinate
a sorgere poste, in stretto contatto con le strade principali o con la
ferrovia. L'industria, doveva essere in grado di assorbire quella
manovalanza proveniente dalla campagna dove, l'agricoltura era in uno
stato precario a causa dell'immediata ripresa delle condizioni di
mezzadria. In tal senso, il movimento migratorio dalla campagna alla
città, oltre a creare problemi di locazione abitativa causò anche
fenomeni di disoccupazione assorbita nei migliori dei casi dalla recente
industria o risolta attraverso occupazioni occasionali nell'edilizia, ed
in particolare nell'esecuzione dei lavoratori pubblici quali
l'arginatura del torrente Parma e la demolizione della cerchia muraria.
La stagione Liberty doveva interessare anche Parma. Questo stile, la cui
espressione floreale svolta in decorazione asimmetriche e
bidimensionali, tendeva ad invadere tutti i campi, dalle arti figurative
all'architettura (da cui ebbe modo di trarre la maggiore fortuna
nell'espressione degli interni) fu un fenomeno prevalentemente urbano;
la caratteristica costruttiva nell'ambito progettuale, non era altro che
un'operazione estetica applicata ad un struttura di impianto
tradizionale ideata, a fissare un'immagine sociale nel tempo.
Negli edifici di carattere amministrativo, come progetto delle Poste e
Telegrafi in via Pisacane (caldeggiato dal sindaco Mariotti e disegnato
dall' Arch. Moderanno Chiavelli (1869-1962) interessante, per "la sua
configurazione planimetrica, derivata da considerazione di carattere
urbanistico" volte a collegare due isolati attraverso una galleria
interna il gusto Liberty è notato insieme ad un richiamo dell'eclettismo
ottocentesco. Analogamente. queste affermazioni estetiche vengono
rilevate nelle costruzioni private nelle classi sociali più abbienti e
nell'edilizia funeraria; nel cimitero della Villetta che in quegli anni,
si popolò anche di cappelle private si vede il gusto Liberty nel decorativismo estetico.
sopra: Facciata del Palazzo delle Poste e
Telegrafi in Via Pisacane
edificato tra 1905 ed il 1910
sopra: interno Palazzo delle Poste e
Telegrafi in Via Pisacane
sopra: particolare interno Palazzo delle Poste e
Telegrafi in Via Pisacane
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