Circolo Culturale

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Le CELLULE STAMINALI

 

Circolo culturale

Il Borgo

Università degli Studi di Parma

Facoltà di Medicina

Incontro sul tema

Le CELLULE STAMINALI

Relazione Convegno

Il Circolo Culturale "Il Borgo" ritiene di dare un utile contributo, etico e scientifico, al dibattito ed alle conseguenti scelte in vista del referendum del 12 giugno facendo pervenire la sintesi del convegno sulle cellule staminali, organizzato nel gennaio 2005, nell’Aula dei Filosofi dell’Università di Parma, che ha visto la partecipazione dei professori della Facoltà di Medicina dell’Università di Parma: Dott. Mario Savi (genetista), Dott. Federico Quaini (ematologo), Dott.ssa Federica Gardini (bioetica); ha moderato il Prof. Almerico Novarini.

Il prof. Savi ha definito le caratteristiche delle cellule staminali. Esse hanno la possibilità di differenziarsi in una qualsiasi altra cellula dell’organismo, non solo, ma quando una cellula staminale si divide può mantenere sia la proprietà di essere pluripotente o totipotente, sia quella di potersi, in occasione di stimoli particolari, differenziarsi in specifiche cellule muscolari, del sangue, nervose. La cellula staminale è, quindi, un’entità in divenire, che è in grado di farci capire come essa rappresenti un sistema naturale di riparazione (di ferite, malattie, processi necrotici); ma possiede anche una sua possibilità di sviluppo per diventare un individuo adulto. Si può ben capire come in questo avvincente settore di ricerca si stanno concentrando gli interessi degli scienziati per trovare le basi di una possibile terapia cellulare per il trattamento di diverse patologie; la cosiddetta medicina riparativa o rigenerativa.

Le cellule staminali rappresentano una delle più affascinanti aree di ricerca medica, ma suscitano non pochi interrogativi man mano che progrediscono le conoscenze, ancora ben lontano dall’essere certe. Le opinioni di favorevoli o contrari che si manifestano sono perciò ancora formate senza quelle basi conoscitive scientifiche e filosofiche necessarie per operare scelte consapevoli.

Gli scienziati utilizzano essenzialmente due tipi di cellule staminali: le cellule staminali embrionali e le cellule staminali dell’adulto. Questi due tipi di cellule staminali hanno funzioni e caratteristiche differenti anche se in parte sovrapponibili. Ma è proprio la diversa provenienza delle cellule staminali il vero problema che divide l’opinione pubblica in quanto diverse sono le implicazioni, prevalentemente etiche e legali, a seconda che si impieghino cellule staminali adulte o embrionali.

Quelle embrionali provengono da una cellula uovo e da uno spermatozoo e dalla fusione di essi in una unica da cui si svilupperà l’embrione. A seconda dello sviluppo embrionale le cellule staminali saranno totipotenti, (di 4 giorni) cioè in grado di svilupparsi in qualsiasi altra cellula dell’organismo o pluripotenti, (di 7 giorni) che sono in grado di svilupparsi non in tutte ma in molte cellule.

Poi ci sono le cellule già mature, che sono quelle fetali (del cordone ombelicale; molto utili ma di ridotta disponibilità) e le cellule adulte (dei tessuti) che sono cellule multipotenti, per la loro capacità, sotto stimoli particolari, di formare anch’esse cellule di diversa struttura, ma più limitata.

E’ fuor di dubbio che le cellule staminali rappresentano un potenziale enorme per nuove forme di terapia medica in svariate patologie: dal morbo di Parkinson - malattia neurodegenerativa - all’infarto del miocardio. Un possibile trapianto di cellule staminali capaci di differenziarsi in neuroni dopaminergici o in cellule miocardiche, potrebbe guarire ad esempio queste malattie.

Perché però si possano sviluppare nuove terapie cellulari utilizzando le cellule staminali bisogna innanzitutto che si studino e si approfondiscano le caratteristiche fondamentali di questo tipo di cellule e precisamente: a) come è possibile per le cellule staminali rimanere indifferenziate, non specializzate e in grado di automantenersi come tali per così tanto tempo; b) quali sono i segnali che consentono alle cellule staminali di divenire cellule specializzate.

Per essere utilizzabili a scopo terapeutico mediante trapianto, le cellule staminali devono però assolutamente possedere alcune caratteristiche stabilmente riproducibili, quali il proliferare in modo cospicuo al fine di produrre sufficiente quantità di tessuto, il differenziarsi nel tipo cellulare desiderato e nella sede desiderata, il non subire il rigetto, l’integrarsi nel tessuto circostante dopo il trapianto, il funzionare nel modo appropriato per tutta la vita del ricevente, il non recare in alcun modo danni all’ospite.

Come si vede, enormi sono le attese per la terapia con questo tipo di cellule ma sono ancora molte le difficoltà di ordine tecnico, alcune assai rilevanti, che devono essere affrontate e risolte. Per questo sono ancora necessarie approfondite ricerche.

- Il Prof. Quaini parte dall’esperienza fatta negli Stati Uniti, aggiungendo tuttavia che anche a Parma si è ora in grado di fare ricerca in modo corretto. Si hanno a disposizione oggi cellule staminali ottenute dall’embrione o cellule staminali ottenute nella vita adulta, soprattutto dal midollo (quelle emopoietiche) dove v’è un altro tipo di cellule staminali (che si chiama mesenchimale), un poco meno mature ma che hanno già un’intrinseca capacità di differenziarsi e diventare diversi tessuti (grasso, osso, cartilagine). In ogni modo si pensa che ogni organo contenga cellule staminali e quindi in grado di avere un suo sistema di rigenerazione e questo esiste anche per il cuore.

Esamina in primis le embrionali relativamente al cuore e documenta che se si mettono in un disco di cultura, esse crescono agevolmente e formano degli steroidi che aumentano velocemente. Se si fanno crescere senza gravità, nel giro di pochissimi giorni si nota che formano cuore. Ma possono anche produrre cellule nervose, formare insulina: quindi le forme di malattia curabili con le cellule staminali sembrano numerose. Si è però in presenza di cellule molto potenti e allora bisogna essere scientificamente ed eticamente corretti.

Le cellule del midollo osseo, che fabbricano globuli bianchi e piastrine, finora usate in trapianti di midollo osseo produrranno nel ricevente globuli bianchi e piastrine. Ma negli ultimi anni è emerso che anche queste cellule possono formare muscolo, cute, cuore, rene, pancreas, fegato e quindi sono cellule capaci di far tutto. Viene in merito evidenziato con diverse immagini che il trapianto di cellule midollari emopoietiche in un cuore infartuato di un topo ha prodotto muscolo cardiaco ed anche i relativi vasi sanguigni.

Con altre immagini viene constatato, sempre riferite a ricerche sul cuore, che il nostro cuore stesso possiede cellule staminali adulte che sono in grado di svilupparsi e formare tessuto cardiaco con i relativi vasi sanguigni.

Analogo successo è stato ottenuto impiantando cellule staminali del midollo nelle coronarie o direttamente nel cuore o cercando con delle sostanze (dei fattori) di favorire che le cellule giungessero al cuore nella zona danneggiata e la riparassero.

In conclusione si ritiene quindi che le cellule staminali potranno essere senz’altro il miglior target per lo studio e la cura delle malattie cardiache.

- La Prof.ssa Gardini interviene sull’aspetto più propriamente etico. Incomincia riepilogando le fonti delle cellule staminali: i tessuti adulti (il midollo osseo e anche il cuore), il cordone ombelicale, la placenta, i feti abortiti, l’embrione in fase precoce di sviluppo.

Sotto il profilo etico si sofferma sull’embrione ottenuto con fecondazione in laboratorio enumerando le problematiche attuali: gli embrioni soprannumerari e congelati ( residui dalla fecondazione in vitro), gli embrioni creati ad hoc per la ricerca attraverso il meccanismo della clonazione e quelli che sono stati creati appositamente nell’uomo (per farne fotocopia).

Chiarisce che ogni uovo fecondato diventa un’entità a se (ha il suo DNA), che il genoma umano contiene un numero enorme di informazioni e che solo il 2% di esso caratterizza la differenza degli uomini gli uni dagli altri (e al mondo sono 6 miliardi). La situazione è quindi assai complessa e ci si deve fare un primo grande interrogativo "che cosa è l’embrione umano", da cui vengono poi prelevate le cellule staminali embrionali.

Per riuscire a capire come va trattato, si riferisce in primis a una raccomandazione del Consiglio d’Europa del 1986 che evidenzia come il progresso ha reso particolarmente precaria la condizione giuridica dell’embrione. Oggi il bambino che nasce diventa persona secondo la legge solo nel momento in cui viene registrato all’anagrafe.

Secondo la scienza e dal punto di vista bioetico vi sono due grandi linee di interpretazione:

una dice che l’embrione è individuo dal momento del concepimento. I fautori di questa teoria si appellano al fatto che se si mettono insieme un uovo femminile del genere umano ed uno spermatozoo non ci può venire fuori altro che una persona umana,

l’altro gruppo di pensiero dice no: fino al 15° giorno non ha dignità di persona umana, ma è un preimbrione perché sostanzialmente in natura in quel tempo può duplicarsi (la fecondazione avviene nella tuba e prima che questo embrione/ammasso cellulare arrivi in utero nei 15 giorni in realtà può avvenire la gemellazione: i famosi gemelli identici). Questo gruppo dice: se non ha l’individualità fino al 15° giorno, in realtà è ammasso cellulare ma non ancora individuo; la dignità stessa di individuo avverrebbe dal 15° giorno in avanti.

In merito ai referendum sulla procreazione, il primo problema che si pone è un conflitto di diritti. Il mio diritto come donna è di esercitare la mia volontà, quindi decido che i miei embrioni possono essere dedicati anche alla ricerca, in conflitto col diritto dell’embrione, sul quale non abbiamo ancora capito da quando è embrione, cioè da subito o dopo 15 giorni. Un secondo problema è quello eugenetico, (fare o meno diagnosi preimpianto per individuare la presenza nell’embrione di malattie ereditarie). Alcuni dicono <è diritto mio decidere come sarà mio figlio (cioè, lo voglio sano)>..

La clonazione (intesa come coltivazione e quindi moltiplicazione) può essere terapeutica e quindi solo per produrre cellule staminali o riproduttiva, che invece porta a fare individui fotocopia. Quella terapeutica è ammessa in alcuni stati (es, Inghilterra), mentre quella riproduttiva è vietata da tutti gli stati (anche se in Cina non è proprio esclusa).

Come si può vedere il problema di fondo, anche per lo scienziato, è come rispettare la dignità umana e agire sempre senza danneggiare e con giustizia. Agire quindi per il bene del singolo e della società, ma il singolo inteso in tutte le sue accezioni, anche di chi non è ancora in una fase sviluppata. Dobbiamo allora ragionare e porci dei termini. Che uomo, che società, che principi etici o morali, che libertà deve avere la scienza e la ricerca; il ricercatore deve essere assolutamente autonomo o deve agire secondo dei criteri e dei principi di trasparenza? Le risposte finora sono diverse, sia a livello politico/sociale che scientifico. In merito si riportano le posizioni di due nostri Nobel: uno è la Rita Levi Montalcini che ha affermato <non si possono mettere chiavistelli alla scienza; certe problematiche vanno valutate solo in un secondo momento>. L’altro è Rubbia (è la fisica) che dice <esiste un fondato timore che biologi molecolari possano fare lo stesso errore che hanno fatto i fisici a proposito della bomba atomica>. La conclusione porta comunque ad una domanda: tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente ammissibile, socialmente accettabile, giuridicamente lecito?

Aggiunge, per completezza, che ai problemi dell’embrione e della clonazione umana vi sono anche quelli delle biotecnologie (siamo corretti quando le usiamo sperimentalmente sull’uomo), della transgenia (impianto di parti di animale nell’uomo), dei brevetti (circa l’80% dell’attuale ricerca, anche da parte delle multinazionali, è sulle staminali).

- Il Prof. Novarini chiude affermando che le conoscenze crescono, ma le decisioni dell’applicazione delle conoscenze sono le responsabilità che ciascuno di noi deve assumere come individuo, come scienziato, come società.

    ...a cura di Luciano Ceci

 

 

HANNO DATO IL LORO CONTRIBUTO AL CONVEGNO:

Saluto:

Eugenio Caggiati, Presidente del Circolo Il Borgo

Introduzione:

Mario Savi, Professore Ordinario di Genetica Medica - Facoltà di Medicina dell’Università di Parma

Relatori:

Federico Quaini, Professore Associato di Ematologia - Facoltà di Medicina dell’Università di Parma

Federica Gardini, Ricercatore Universitario Confermato di Bioetica - Facoltà di Medicina dell’Università di Parma

Moderatore:

Prof. Almerico Novarini, Preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Parma

Venerdì 28 gennaio 2005

alle ore 17:45

Aula Magna dell’Università di Parma

Via Università 12, PARMA