Un abbraccio che sfida la banalità del male

Domani la città si ferma per Tommaso, provando a vivere collettivamente quel lutto che ogni singola persona, soprattutto se genitore, fa fatica a elaborare da sola.
Dall’omicidio del bambino a quello della giovanissima Maria Virginia e di Andrea Salvarani, la paura ha fatto irruzione nel quotidiano. Uno degli aspetti che più colpisce è che carnefici e vittime erano legati da quel fortuito intrecciarsi di relazioni che riempie le nostre giornate: conoscenze nate dalla ristrutturazione di una casa, dal vivere nello stesso paese, dal lavoro di tassista. La nostra società si regge su un patto non esplicitato di fiducia costante verso i tanti che ogni giorno ci offrono cose, parole, incontri. Un patto che per la nostra comunità civile si è rotto nel modo più traumatico.
La banalità del male che ha distrutto tre famiglie rischia di minare subdolamente la stessa possibilità di ogni relazione umana. E’ l’aspetto diabolico, di divisione, della violenza. Che non avrà l’ultima parola. L’abbraccio tra i genitori di Virginia e quelli di Tommaso è l’immagine dell’insopprimibile necessità dell’incontro con gli altri. E’ la speranza che, come nella Pasqua, riparte dalle vittime. E si allargherà domani, come i cerchi nell’acqua, a tutta la città. Per ricominciare.

Giuseppe Bizzi

(segue da IN PIAZZA, libere opinioni)

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